La denominazione generale della scuola di Specializzazione «NESIOTIKA» definisce, tramite l’utilizzo dello specifico lessema greco, gli studi sulle isole che godono, nel pensiero antico, di una profonda ambivalenza: da un lato rappresentano un ‘punto di passaggio’ lungo le rotte mediterranee, dall’altro, per la loro stessa natura, sono luoghi ‘remoti’ e ‘isolati’, e, in quanto tali, possono trasformarsi in luoghi utopici1.

Sulle isole mediterranee disponiamo di una ricca produzione letteraria, in gran parte perduta, con l’eccezione del V libro della Biblioteca storica di Diodoro Siculo: “Abbiamo dato a questo libro il titolo «sulle isole»: attenendoci ad esso, tratteremo innanzitutto della Sicilia, sia perché è la più fertile delle isole, sia perché le spetta il primo posto per l’antichità dei miti che la riguardano2. Con questo incipit Diodoro avviava il discorso sulle isole del Mediterraneo e dell’Oceano. Alla trattazione della Sicilia, faceva seguito la descrizione delle isole minori siciliane (Lipari, Osteode, Melita, Gaulos) e africane (Cercina), dell’arcipelago tirreno, della Corsica, della Sardegna, delle Pitiuse, delle Gimnesiae e, successivamente, delle isole oceaniche. Come si è detto il libro «sulle isole» diodoreo è l’unico integro, ancorché inserito in un’opera di storia generale, che ci sia pervenuto dall’antichità greca3.

Uno studio recente sui ‘Nesiotika4 ha documentato il termine cronologico più alto per la nascita di questo genere, il pieno IV sec. a.C. con il perì nêson di un Eraclide5, e la vasta diffusione di questi libri  Sulle isole che dovevano, probabilmente, abbracciare anche le isole del Mediterraneo occidentale, benché non ci sia pervenuto alcun frammento su di esse6. Tuttavia, ben prima dello sviluppo autonomo di questo filone di geografia descrittiva insulare, nutrita di dati mitografici e paradossografici, nella letteratura arcaica, in particolare ionica, si era affermata l’attenzione sulle isole: si pensi ad esempio al Gêw períodow di Ecateo con la ricca serie di isole tirreniche, baleariche, oltre a Kyrnos7.

Un altro genere di opere su cui ci si deve soffermare sono i Peripli: come è noto si è registrato negli ultimi decenni un generale consenso degli studi sull’esistenza di due Peripli arcaici, dunque del VI secolo a. C., alla base del Peryplus di Scilace8 e del poemetto Ora maritima  di Avieno9. In entrambi i testi le descrizioni delle isole, funzionali alla navigazione, sono generalmente riportate all’impianto del VI secolo a.C. Il genere perì nêson proseguì in età romana, sia nella letteratura greca, sia in quella latina.

I libri di cosmografia di Pomponio Mela10e di Plinio11 offrono una trattazione sulle isole mediterranee e oceaniche. Da Plinio essenzialmente deriveranno i capitoli  de insulis  in Solino12, Orosio13 e Isidoro14.

I Geographi latini minores raccolti da Alexander Riese15e le opere geografiche del Ravennate e di Guidone16 consacrano le analisi dell’Antichità sulle isole trasmettendole al Medioevo cristiano e arabo.


1Sull’argomento si veda il denso volume di S. Vilatte, L’insularité, con ricca bibliografia.
2
Diod. V, 2.
3
P. Ceccarelli, I Nesiotikà, pp. 931-935.
4
Eadem, Ibidem, pp. 903-935.
5
F. Wehrli, Die Schule des Aristoteles. Texte und Kommentar , VIII, Herakleides Pontikos, Basel 1953, pp. 39-40, 103 (fragm. 124-127). Cfr. P. Ceccarelli, I Nesiotikà, pp. 905-909.
6
P. Ceccarelli, I Nesiotikà, p. 935.
7
Hecat. I, 59-60, 68 (ed. G. Nenci).
8
A. Peretti, Il periplo di Scilace.
9
P. Villalba I Varneda, Ruf Fest Aviè .
10
Mela, II, 7, 97-126.
11
Plin. nat., III, 11-14, 30; IV, 19-23, 27, 30, 34, 36; V, 7, 17, 34-39, 44; VI, 13, 23-24, 34, 36-37.
12
Sol. XXII, 1- XXIII, 12.
13
Oros. hist. II, 75-105.
14
Isid. orig. XIV, 6.
15
Geographi latini minores, (ed. A. Riese), Hildesheim 1964 [rist. anastatica], passim, e in particolare pp. 68-70, 101- 103.16
16
Ravennatis anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, (ed. Pinder-Parthey), Berolini 1860, passim.