Presentazione del sesto volume della collana Tharros Felix

Presentazione del sesto volume della collana Tharros Felix

Il 12 dicembre 2019, al Monastero del Carmine, alle ore 17 sarà presentato l’ultimo volume della Collana storico-archeologica THARROS FELIX, istituita dal ConsorzioUNO e dall’Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione.
La collana di studi “Tharros Felix”, principiata nel 2005, prende il nome dalla iscrizione presente sullo scafo di una nave oneraria graffita su una parete della stanza 7 della Domus Tiberiana, sul Palatino, a Roma:  Tharros felix et tu (Che Tharros sia felice ed anche tu!)). La collana ospita monografie e contributi miscellanei sui beni culturali e, in particolare, sul patrimonio culturale sommerso mediterraneo, per assicurare uno strumento di diffusione della attività di ricerca scientifica dei Docenti e degli specializzandi della Scuola in Beni Archeologici.

Il numero 6 di Tharros Felix, intitolato «Matrici di storia: l’insediamento di San Giorgio di Sinis», è un volume monografico curato dall’archeologa Barbara Panico, diplomata nella stessa Scuola di Specializzazione con una tesi sui materiali metallici altomedievali della località di San Giorgio di Sinis.

San Giorgio di Sinis, citato come oppidum  con la chiesa di San Giorgio megalomartire in una pubblicazione del 1649 del frate Salvador Vidal, ha rivelato il suo patrimonio archeologico un trentennio addietro con la rivelazione di un archivio bizantino del VI- VII secolo  (ma anche dei primi giudici d’Arborea dell’XI secolo) che a tutt’oggi risulta il più importante della Sardinìa,  ed uno dei più significativi del Mediterraneo centro  occidentale bizantino.

Fondamentale, dunque, lo studio frontale delle numerose categorie materiali di questo contesto, incentrate in particolare sullo strumentario metallico, recuperate con ricerche di superficie, conservate nell’Antiquarium Arborense di Oristano e destinate al Museo Regionale sulla Sardegna giudicale di Oristano.

Sfilano dunque le fibbie (dei tipi Balgota, Bologna, Cruciformi, Ippona, a Lira, Siracusa ed altri), gli ardiglioni, le  fibule, una punta di lancia in bronzo da riportarsi ai milites  bizantini, cui si connettono i sigilli di magistri militum o stratelatai di documenti perduti dell’archivum. Ma anche anelli ed altri elementi per sospensione potrebbero riportarsi all’abbigliamento di milites o alle guarnizioni anche dei cavalli. Ad elementi domestici ma anche liturgici  possono riportarsi il vasellame eneo e le anse, un cucchiaino, chiodi, aghi, spilloni, utensili, amuleti, anelli digitali, croci, decorazioni, elemengi di serrature, bilance e pesi ed elementi di serrature, che comunque potrebbero in parte provenire dal contesto funerario illustrato anche da una iscrizione latina del VII secolo di un fanciullo, provvista di una iscrizione imprecatoria con la minaccia della biblica lebra di Giezi e la sorte di Giuda.

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